Bulbi: ” La stima delle Associazioni di rappresentanza del settore è di un calo medio di fatturato pari al 27,5% nel terzo trimestre dell’anno, con picchi del 32% per le concerie.”
Anche il settore moda è in crisi. La stima delle Associazioni di rappresentanza del settore è di un calo medio di fatturato pari al 27,5% nel terzo trimestre dell’anno, con picchi del 32% per le concerie. Sulle contrazioni che riguardano in linea generale il fatturato, le produzioni e gli ordini, pesa in particolare il forte calo dell’export. Tutta la filiera è in sofferenza, l’artigianato e la manodopera, l’industria tessile, quella conciaria, il commercio e i servizi che in Emilia-Romagna, dove possiamo fregiarci di avere una vera e propria Fashion Valley, significa economia, sviluppo e lavoro. In particolare, quello di micro, piccole e medie imprese, che occupano prevalentemente donne.
Penso ad esempio ai distretti di San Mauro Pascoli, Savignano sul Rubicone e San Giovanni in Marignano, eccellenti realtà romagnole nel settore calzaturiero, moda ed accessori, che possiedono le migliori aziende del settore a livello mondiale che tengono alto il nome del Made in Italy e che insieme alle aziende del modenese sviluppano il prezioso comparto della Regione.
Va da sé che tutto ciò che possiamo far rientrare nel Made in Italy ha bisogno di essere sostenuto a più livelli.
Così come hanno evidenziato le Associazioni del settore e i sindacati la ripresa del settore non può prescindere da un’azione congiunta dei diversi livelli istituzionali che sappia dare risposta ai problemi legati. Misure che vanno dall’incentivazione del commercio internazionale; alla difesa del Made in Italy; alla fiscalità delle imprese e alla detassazione dei brevetti a supporto della ricerca e dell’innovazione; facilitazione dell’accesso al credito per far fronte alla crisi di liquidità delle imprese; sostegno a investimenti in innovazione e sostenibilità con finanziamenti a fondo perduto; agli sgravi fiscali e contributivi a fronte di progetti di aggregazione/reti di piccole e medie imprese; sostegno alla filiera incentivando accordi e il mantenimento della subfornitura locale.
Ma anche sostegno alle imprese per l’accesso a nuovi mercati; defiscalizzazione per le aziende che riportano la produzione e la subfornitura sul territorio; finanziamento di interventi per la formazione di lavoratori e imprenditori, per lo sviluppo di nuove competenze e favorire la flessibilità o la mobilità interaziendale; nonché da misure volte a sostenere specificamente la componente femminile dell’occupazione del settore.
Si ritiene inoltre che per favorire la ripresa del comparto calzaturiero e moda la Regione debba potenziare la collaborazione con il Tavolo del distretto di San Mauro Pascoli per la valutazione e l’individuazione dei dispositivi più corretti e veloci da adottare per il rilancio del settore come ad esempio il “Contratto d’area”.
Ho condiviso e sottoscritto la risoluzione presentata dalla collega Nadia Rossi (PD) alla Giunta che auspico possa essere utile a rivitalizzare il settore nel breve e medio periodo ragionando a 360° rispetto al sistema moda.
Ed è arrivato il momento, di incoraggiare e sostenere la conversione del settore verso il nuovo modello di green fashion, che prevede il passaggio da un’economia basata sulla linearità del ciclo materiale-prodotto-rifiuto a un’economia a ciclo chiuso, che minimizzi le risorse impiegate per la produzione e massimizzi l’utilizzo del prodotto e il recupero dei materiali, secondo i principi dell’economia circolare.
In Emilia-Romagna sono numerose le eccellenze legate al settore e non possiamo permetterci di perderle. Regione e Governo devono mettere in campo misure specifiche, diverse dagli altri settori.
Infine, come sottolineato nella risoluzione, ribadiamo l’importanza, su un tema così sentito, di convocare un tavolo regionale di settore con Associazioni di categoria, Sindacati e Sindaci per affrontare l’argomento.