Massimo Bulbi, relatore della legge, commenta: “Portiamo al Parlamento questa legge per intervenire sulla fiscalità nelle aree montane più fragili. Se non si hanno sgravi e opportunità, la montagna muore”
“Non è una legge generica sulla montagna, ma sulla fiscalità della montagna” Con queste parole Massimo Bulbi, consigliere regionale Pd e relatore di maggioranza, ha commentato l’approvazione della Proposta di Legge alle Camere Fiscalità Incentivante per le Aree Montane Appenniniche Svantaggiate.
La visione che emerge dalla proposta di legge e che ha trovato l’appoggio degli enti locali, dei sindacati, delle associazioni di rappresentanza delle imprese, è chiara: “Attraverso incentivi fiscali mirati e strategie di alleggerimento tributario, puntiamo a creare un ambiente economico più favorevole per le aziende e le attività esistenti e attrattivo per nuovi investitori. L’obiettivo è duplice: da un lato, sostenere e potenziare le attività economiche locali, dall’altro, incentivare l’avvio di nuove iniziative imprenditoriali che possano trarre vantaggio dalle unicità del territorio. – spiega Bulbi che sintetizza poi le misure principali introdotte dalla proposta di legge – Sono stabilite agevolazioni fiscali e contributive per microimprese, piccole e medie imprese, un credito d’imposta per chi trasferisce la propria residenza nelle aree appenniniche o vi acquista la casa principale con un riferimento particolare al personale sanitario e docente, la deduzione totale delle tasse scolastiche e dei costi per il trasporto pubblico locale per i residenti nelle aree di applicazione della legge e il rimborso integrale dell’importo derivante dall’IMU dal 2025 al 2034 a favore dei Comuni in modo da rafforzarne le finanze. Noi, a differenza di quanto proposto dal centrodestra, vogliamo valorizzare e aumentare l’autonomia comunale”.
“Una componente fondamentale del nostro approccio è il ripopolamento dell’Appennino. – sottolinea il relatore – Una politica fiscale vantaggiosa può incoraggiare la permanenza dei residenti e anche l’arrivo di nuovi residenti, compresi giovani e famiglie. Questo, a sua volta, potrebbe invertire le tendenze demografiche negative, come l’emigrazione e l’invecchiamento della popolazione, che hanno caratterizzato queste aree negli ultimi decenni”.
“Con questa proposta di legge vogliamo sostenere fiscalmente le imprese che hanno un valore non solo economico ma anche sociale sul territorio collinare e montano, per questo è importante che la proposta di legge sia alle Camere e non di natura regionale perché la fiscalità è di competenza quasi esclusiva dello Stato. Non ci siamo accontentati di fare una leggina spot che intervenisse solo sulle entrate proprie della Regione che, è bene ricordarlo, incide pochissimo sulle imprese tra Irpef, bollo auto e Irap a fronte di un bilancio che è più di tredici volte tanto. Se fossimo quindi intervenuti solo a livello regionale, avremmo portato a casa come risultato quello di far risparmiare per impresa qualche migliaia di euro, una cifra non sufficiente a risolvere il problema. Troppo poco e sicuramente poco incisivo. Per questo la nostra legge è stata indirizzata alle Camere del Parlamento che hanno la piena capacità di intervenire nei fatti. Sottolineo come questa legge si discosti da alcuni provvedimenti della destra al Governo e in maggioranza al Parlamento. Come la legge Calderoli che sulla montagna interviene, ma usando parametri per l’identificazione dei comuni come l’altimetria e la pendenza, andando di fatto ad assimilare Cortina a realtà come la mia Roncofreddo, e non ho bisogno di spiegare come mai queste realtà abbiano opportunità e ambizioni difficilmente comparabili. – prosegue Bulbi – Con questa proposta di legge noi quindi superiamo e correggiamo la struttura attuale che, basandosi sulle istituzioni di Stami e Atuss (più genericamente le cosiddette aree interne), penalizza numerosi comuni. In questo testo nell’individuazione dei Comuni non si tiene conto esclusivamente del dato altimetrico che rischierebbe di escludere aree che si confrontano ugualmente con problematiche simili ma, basandosi su leggi regionali, di una varietà di fattori ambientali, sociali ed economici, che si basano sull’Indice di Fragilità Comunale (IFC) e che influenzano la vita nelle aree appenniniche svantaggiate”.
La proposta di legge, di iniziativa dei Consiglieri del Partito Democratico, dopo la sua approvazione viene quindi sottoposta al Parlamento affinché possa stimolare un lavoro uniforme in tutto il territorio nazionale a sostegno della fiscalità nelle aree montane svantaggiate perché non ci siano figli di serie A e di serie B.
“Per chiudere, devo soffermarmi sulla mia incredulità davanti all’atteggiamento tenuto dall’opposizione in Emilia-Romagna che non ha voluto approvare la nostra proposta. Incredulità perché sia nella passata legislatura con proprio un progetto di legge alle Camere sia in questa con un ordine del giorno e una risoluzione, si chiedeva espressamente all’Assemblea Legislativa e alla Giunta di lavorare per sollecitare al Governo e al Parlamento “misure strutturali di fiscalità di vantaggio nelle aree appenniniche e interne”. Quindi che cosa è cambiato? Solo il Governo, i problemi sono gli stessi. La nostra proposta questo fa e dai banchi dell’opposizione in realtà lo si è riconosciuto: in commissione, prima dell’approvazione del testo finale in aula, emendamenti proposti anche dalla Lega sono stati accolti e votati anche dalla maggioranza. Ma gli stessi consiglieri che li avevano proposti poi si sono rifiutati di approvare definitivamente il testo da loro modificato. In Emilia-Romagna, come ovunque, bisognerebbe fare opposizione, come governare, nell’interesse primario dei cittadini e non del partito. La mia speranza è che i cittadini sappiano chi invece fa dell’interesse dei territori una vera vocazione e non una bandiera da sventolare in campagna elettorale ma da disonorare quando se ne avrebbe l’occasione concreta” conclude Bulbi.